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venerdì 30 maggio 2014

QUASI QUASI.....VENDO AI CINESI!!!

Un compro oro, un bar pasticceria in una zona di forte passaggio, un negozio poco lontano dalla Stazione Termini con 63 anni di attività alle spalle; ma anche un centro estetico, un capannone di 400 metri quadri, un bilocale mansardato a Milano. Tutto in vendita, tutti annunci comparsi sul sito www.vendereaicinesi.it .

Il sito, on line solo dallo scorso febbraio, ha già raccolto più di duemila annunci, e continua a crescere al ritmo di circa trenta nuove inserzioni al giorno. Tutte le offerte sono suddivise per genere (attività, immobili, professioni e servizi, beni di lusso) e per regione.

"Funziona così" spiega Sergio Toppino, imprenditore piemontese che, insieme al suo socio cinese di seconda generazione, il venticinquenne Alessandro Zhu, ha messo in piedi il sito "chi ha un bene da vendere si rivolge a noi che, per una cifra estremamente contenuta, 39 euro, lo traduciamo in mandarino. In questo modo lo rendiamo comprensibile e leggibile anche a un'ampia fetta di mercato che, ad oggi, non ha modo di averne notizia: i cinesi. Abbiamo risolto un paradosso, cioè che proprio chi ha maggiore disponibilità e liquidità è anche chi ha più difficoltà a leggere le inserzioni".

Il sito non compie opera di mediazione, ma solo di pubblicazione. "Chi si rivolge a noi non ha particolare preferenza per i cinesi, piuttosto che per gli italiani. Solo vuole vendere. E poco gli importa di chi sia a comprare. Oggi, è un dato di fatto, i cinesi sono acquirenti interessanti e interessati. Gli italiani, piaccia o no, lo sono molto meno: hanno meno disponibilità, molto meno accesso al credito, sono soffocati dalla crisi".

La vera forza dei cinesi, secondo Toppino, è quella di non chedere prestiti alle banche ma alla fitta rete di parenti, amici e conoscenti che hanno intorno. "Per un cinese non restituire un debito è un disonore intollerabile. Hanno un senso dell'onore che vale molto più di qualsiasi garanzia. Così non vanno dalle banche, ma da zii o amici". Dunque, se vogliono, possono comprare subito. "Per questo non ha senso escluderli dagli annunci per una questione pratica come la traduzione delle inserzioni: ci siamo detti traduciamo gli annunci, pubblichiamoli sui giornali della loro comunità, come il periodico Europacina o sul nostro sito gemello Maimaiouzhou.com".

L'attività però ha attirato sul sito e i gestori non poche critiche, in particolare quella di aprire un'autostrada agli imprenditori cinesi (41 mila nel 2012 secondo i dati della Camera di commercio di Milano), con il rischio di ridurre ancora di più le possibilità per quelli italiani. "Da più parti ci hanno accusato di depauperare il mercato di casa nostra, dandolo in mano agli imprenditori con gli occhi a mandorla. Ma sono accuse che lasciano il tempo che trovano: noi non impediamo agli italiani che vogliono e possono di comprare, non li escludiamo dagli annunci che sono pubblicati in due lingue, non facciamo condizioni agevolate agli uni piuttosto che agli altri. Semplicemente mettaimo in contatto chi vuole vendere con alcuni probabili, o molto probabili, acquirenti. Tutto qui".

Il sito non vende solo attività e immobili, ma anche stock di beni di lusso come vino o artigianato, o di gastronomia come mozzarelle e burrate o salumi.

"Quello della Cina è il mercato più grande del mondo e, benché le classi più danarose vadano matte per i nostri prodotti, il Made in Italy stenta a farvi breccia. Questo perché, ad oggi, solo i grandi marchi sono riusciti a mettere in piedi una struttura capace di fare export anche lì. Molte piccole e medie imprese, che però producono gran parte delle nostre eccellenze, invece sono rimaste tagliate fuori. Il sito consente di vendere anche piccole partite di vino o olio, o di artigianato e dunque di aprire un piccolo varco verso oriente. Rinunciare a questa fetta di mercato, soprattutto ora, è uno spreco".

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