Dal
1970 Raffaele Izzo, in arte "o Mast" prepara
pizze per tutti, ma proprio tutti i casertani doc, per quelli
giovani e per quelli che, come me, giovani lo sono stati decenni fa,
e che sono cresciuti anche grazie alle sue stupende pizze.
Acqua,
farina, sale, lievito madre. E tanto, tantissimo amore, quello
che Raffaele continua a mettere in ogni creazione che inforna.
Resistendo.
Alla modernità, alle mode, alle ipocrisie, alle crisi, ai
cambiamenti di gusti e di abitudini che hanno attraversato la vita di
ciascuno di noi.
Io
lo conosco da quando ha aperto, e l'ho frequentato da quando ancora
avevo i calzoni corti, e non perchè fosse la pizzeria più vicina a
casa, o perchè cara non lo è mai stata. No. Da Raffaele, prima con
mamma e papà, poi con gli amici, si andava per un motivo semplice.
Perchè la pizza è sempre stata BUONA. Ieri come oggi, quando
il figlio Gerardo era una bambino come me, ed oggi che ha
cominciato ad imbiancare i capelli anche lui.
Sono
stato a trovarlo una sera di luglio, dopo quasi vent'anni, ed
entrando, col fiato sospeso, ho avuto come l'impressione che il tempo
si fosse fermato: Raffaele era li', esattamente nello stesso posto in
cui l'avevo lasciato, dietro al bancone alle spalle del forno, preparando una margherita e ripetendo i gesti
di sempre: stesa la pizza con sapienti movimenti circolari, era poi
passato al condimento con cucchiaiate di salsa di pomodoro presa da
una scodella bianca che assomigliava a quella di sempre, per poi
spezzettare con le mani la mozzarella ed il basilico. La stessa
faccia, le stesse mani, il grembiule bianco che a me piace credere
sempre lo stesso. E, con qualche leggera miglioria, lo stesso locale,
unico nella sua semplicità. L'unico particolare stonato, i suoi
capelli.
Troppo
bianchi per essere solo impolverati di farina, segno inesorabile che
questi vent'anni si sono sentiti per entrambi. Incrocia il mio
sguardo Raffaele, ed è solo questione di un attimo, quello che gli
serve per mettere a fuoco e realizzare, e poi l'abbraccio, polveroso
e cordiale, per raccontarci le nostre vicissitudini e la nostra gioia
per quest'incontro. Raffaele per noi della via Mazzocchi, e per
l'intero quartiere della Santella, non è stato solo "o Mast",
è stato un padre, un fratello maggiore, uno zio. Uno di famiglia
insomma, pronto anche a sgridarci se ci pizzicava a combinare qualche
guaio negli anni in cui era ancora possibile che bambini di
nove/dieci anni giocassero in strada senza grossi rischi.
Mi
siedo al tavolo e scorro il menù che si è arricchito nel corso
degli anni: ci sono gli immancabili stuzzichini dell'attesa (come le
pizzelle fritte, la Spaccanapoli o i bocconcini di
pollo), gli antipasti veri e propri, come quello da "Zia
Maestra", le bruschette classiche, i primi come la
pasticciata o la meravigliosa pettole e fagioli, i
secondi (assaggiate la provola alla pizzaiola), i contorni e i piatti
su prenotazione (su tutti, il baccalà fritto e il tianiello
napoletano).
Ma
io voglio la pizza, quella più semplice; perciò, davanti ad una
meravigliosa e fumante margherita, via alle chiacchiere ed alle
carrellate di ricordi. Vive ben immerso nel presente Raffaele, ormai
aiutato a tempo pieno da Gerardo, ha rifatto il look esterno del
locale (che orgoglio quando mi accende la nuova bella insegna!) e
messo on-line il sito della pizzeria (www.pizzeriaomasto.com).
Si
vela di tristezza lo sguardo ripensando ad un grave lutto che ha
colpito il fratello (titolare di una altrettanto storica trattoria
nella vicina via Sant'Agostino), ma è solo un attimo, poi la mente
ritorna a quando eravamo tutti più giovane, e, forse, più felici.
Massimo,
Mena, Tommaso, Angioletto, Gerardo, il povero Bruno Campanile, Giampiero, Paoletto,
Franco, il ristorante Soletti, mast'Aniello, don Ferdinando, la signora della lavanderia ed il
marito Pasquale, i fratelli Scagliarini, Gaetano il carrozziere,
Pasquale il Barbiere e Pinuccio, l'unico ancora in attività, la pizzeria strapiena di militari quando ancora c'erano la leva e le caserme. Fino
alla signora Quaranta, altro personaggio da antologia della via,
della quale chiedo a Raffaele l'età. E lui: "Sinceramente non
lo so, ma se glielo chiedi, lei risponde sempre settanta! E questo
da almeno una quindicina d'anni.."
Raffaele O'
Mast. Semplicemente, la pizza.
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